La sessualità è il luogo della soddisfazione per antonomasia. Tutto l'apparato spettacolare della nostra civiltà non fa altro che ripetere che far l'amore è bello e che tra le braccia di quella bella donna (o di quel bell'uomo) tutti i desideri, tutti i bisogni, verranno saziati in un lungo e prodigioso orgasmo. Ora, come forsennati guastafeste, vorremmo avanzare qui l'ipotesi che in realtà la vita sessuale dell'umanità contemporanea sia piuttosto scarsa e povera di soddisfazioni.
Questo orgasmo, a cui si allude ovunque, è in realtà un pallido riflesso di quel che potrebbe essere ed in realtà nasconde oceani di insoddisfazioni. Cioè: il sesso del ventunesimo secolo fa un po' schifo. La società dello spettacolo, che dipinge il piacere sessuale come ovvio condimento alla vita, ha la terribile colpa di nascondere questo grande problema, allontanandone così la possibile soluzione. Ognuno viene lasciato davanti alla propria insoddisfazione come di fronte ad un dramma che nella gioia collettiva tocca solo a lui (o lei).
Non sapere che moltissimi vivono nell'insoddisfazione sessuale ci impedisce di capire la natura del problema ed affrontarlo. Quando si fa l'amore capita, ad esempio, di fare o ricevere la domanda: "Ti è piaciuto?" e la risposta d'obbligo è "Si!". Perchè il si sottintende che il partner ci è gradito. Non è infatti nelle nostre consuetudini culturali l'idea che si possa essere insoddisfatti pur gradendo molto il partner e la sua tecnica sessuale. L'insoddisfazione sessuale non viene riconosciuta come un problema a sè, con una vastità di cause proprie, ma come un fenomeno derivante esclusivamente dal fatto che si possa far l'amore con una persona che non ci è gradita. In questo grande sbaglio si parte dal presupposto errato che il rapporto sessuale comporta una soddisfazione che solo l'inadeguatezza del partner può guastare. E qua risiede l'errore.
Un concetto diverso noi lo mettiamo solo nella categoria delle "malattie". La malattia, come tale, travalica l'amore e quindi rende inimmaginabile un controsenso, come un innamorato cui non piace fare l'amore con la sua adorata.
In realtà è la nostra cultura stessa, la malattia. E' il nostro modo di pensare che provoca insoddisfazione. Nella nostra mente viene costantemente cancellata l'idea che il piacere sia in netta contraddizione con questo tipo di vita, ritmi, abitudini e costumi. La società esorcizza la verità inventando classificazioni piene di suddivisioni nette. Una grande categoria di insoddisfatti sessuali è, nella nostra cultura, quella delle donne frigide. Classificate come automobili che hanno il motorino d'avviamento rotto, esse "non raggiungono l'orgasmo". Concentrandosi sul problema e non sulla soluzione.
L'orgasmo viene fatto corrispondere all'acme delle sensazioni di piacere. Questo acme è un altro dogma. E' considerato come un blocco di sensazioni chiaramente identificabili. In realtà il piacere sessuale è più complesso e tutti i tempi del suo sviluppo sono di volta in volta estremamente diversificati e sfumati. Quando si fa sesso il piacere si mischia a tratti, raggiungendo apici ogni volta diversi e diversamente posizionati rispetto alla rigida successione delle reazioni strettamente fisiologiche. A volte l'orgasmo è talmente diffuso da abbracciare un periodo più lungo di quello delle fasi tecniche, a volte è rapidissimo e precedente o successivo all'emissione di eieculazione.
Comunque sia non lo si può considerare una specie di sbarra nel salto ad ostacoli, oltrepassata la quale si può indiscutibilmente proclamare l'orgasmo. Questo modo schematico di vedere l'orgasmo aiuta infatti, solo a nascondere l'insoddisfazione sessuale: approfittando del fatto che, dal punto di vista fisiologico, l'orgasmo maschile è estremamente evidente, si considera l'eieculazione come un sintomo certo dell'orgasmo. Così il piacere sessuale dell'uomo trova sempre una prova inconfutabile della sua esistenza e viene posto fuori da ogni possibile discussione "se non viene è un conto, ma se viene allora gode".
Non solo la consuetudine del modo di pensare, ma anche tutto l'insieme dei segnali sociali sottintendono che l'uomo sia risparmiato dall'insoddisfazione sessuale. Tutto il look della società dello spettacolo è improntato sull'appagamento del desiderio maschile: donne discinte, bocche arrossate dal desiderio, auto da corsa, tutto prepara il godimento pieno che si suppone che il maschio abbia in ogni rapporto.
L'uomo, cacciatore e padrone, come potrebbe non bearsi di tutte queste prede che si truccano dalla mattina alla sera per rendersi a lui più appetibili? Un uomo che non si diverte a sbattersi tutte le pupe che conquista è un'eventualità impensabile. Questa situazione apre la via all'omertà che copre e mistifica l'esistenza di una diffusa insoddisfazione sessuale maschile (ed anche femminile, credetemi). Per gli uomini parlare della propria insoddisfazione sessuale è una cosa difficile, non è un'eventualità contemplata nella carriera di un maschio rampante, esprimerla significa porsi subito al di fuori del gruppo maschile. Nei bar ci si vanta di quante ce ne si è "fatte", di quanto erano belle e di quanto hanno goduto. Parlare dell'insoddisfazione privata è una grave infrazione al codice delle abitudini, ti pone immediatamente a metà strada tra gli impotenti ed i gay, nel grande mare dei falliti. (il tutto in tono ironico, si intende).
All'uomo, per definizione, piace farlo sempre e comunque... è sufficiente che la preda sia di un livello onorevole. E' nella qualità della preda che sta il piacere, non nelle sensazioni fisiche dell'accoppiamento. L'uomo troppo spesso sbaglia perché non gode del fatto sessuale in sé, ma del riflesso della sua potenza e del suo successo. La sessualità maschile diventa quindi un fatto pubblico, una vittoria sul mondo... questo obbligo sociale di tacere sulla propria "debolezza orgasmica" apre la strada ad una catena di vanterie sessuali esagerate che sollecita a perpetrare la finzione perché man mano che il mare di bugie si allarga, la verità appare sempre meno accettabile.
La segretezza dell'insoddisfazione sfocia in nevrosi ed induce l'uomo ad irrigidirsi e trasformare la propria sessualità in una serie di atteggiamenti di potere, attraverso i quali spera di ottenere l'agognata pace dei sensi. Ed è in questo modo che i maschi finiscono per costituire un fronte unito che perpetua le consuetudini dell'attuale società sessofobica.
Le donne hanno certamente ragione quando affermano che in gran parte è l'atteggiamento sessuale maschile a danneggiare la buona fruizione della sessualità, dato che egli non riesce a vivere la sessualità con quella disponibilità, tranquillità ed apertura indispensabili all'appagamento. Dall'altra parte non è del tutto vero che siano soltanto le donne a pagare le spese di questo sistema sessuale.
L'uomo infatti soffre di una gamma di disturbi del piacere che non ha niente da invidiare a quella di cui soffrono le donne. Oltre a disturbi funzionali come l'impotenza o l'incapacità di eieculare, l'uomo può soffrire di orgasmi che, pur essendoci, non producono livelli di piacere decenti e addirittura, in alcuni casi la tensione nervosa produce dei veri e propri "orgasmi bianchi" nei quali, pur svolgendosi regolarmente le consuete funzioni dell'inseminazione, viene persa la sensazione di piacere.
Di questa vera e propria frigidità maschile non si fa cenno in nessuno dei vari mega-super-manuali erotici. Essa viene totalmente taciuta. L'insoddisfazione sessuale di maschi e femmine è però solo in parte colpa della stupidità maschile: tutto il sistema di valori e di tabù sessuali e sociali concorre a creare una situazione malsana nella quale l'attività sessuale è considerata vile retaggio dello stadio bestiale dell'individuo ed è vissuta perciò come una cosa sostanzialmente "sporca". Il vincolo dei costumi sociali costringe costantemente gli individui a deviare brutalmente i propri istinti, non usando i linguaggi ed i comportamenti spontanei, perché la collettività li condanna come "selvaggi".
Certo che vi è una contraddizione irrisolta tra le esigenze animali e quelle sociali dell'umanità. Questo fatto è il fulcro di tutte le insoddisfazioni. Anzi l'insoddisfazione sessuale ha la sua ragione d'essere proprio nel fatto che l'appagamento fisico metterebbe in crisi le convenzioni sociali: l'organizzazione sociale distoglie le energie sessuali e le incanala in altre vie, utilizzandole come propellente nelle dinamiche sociali e come cemento delle normalità innaturali. Come potrebbe sopravvivere altrimenti, questo sistema, basato sulla reciproca sopraffazione tra gli individui?
La carenza di contatti fisici con il prossimo al di fuori del territorio sessuale, poi, oltre a sovraccaricare i bisogni che il sesso è chiamato a soddisfare, provoca un danno accessorio di enorme importanza, in quanto limita la pratica del contatto corporeo, impoverendo così la sensibilità fisica degli individui. Ed è questa carenza che genera un certo grado di sordità nelle sensazioni. Potremmo dire che il nostro apparato di piacere è in una certa misura arrugginito come un attrezzo poco usato. Questo aumenta la paura e l'imbarazzo nei rapporti sessuali, rendendo spesso queste pratiche uno sgraziato ed improduttivo accozzarsi di corpi. L'umanità ha imbrigliato l'istinto, ha perso coscienza di come naturalmente sarebbe il sesso, perchè questo sesso istintivo non esiste più da nessuna parte. Costruiamo il nostro modo di far l'amore sulla base di poche indicazioni, per lo più spesso demenziali. Solo con la fatica dell'autodidatta riusciamo, a volte, ad inventarci un modo di fare l'amore che ci sembra nostro ed esprime le nostre pulsioni più vere. La mancanza di naturalezza, la difficoltà di trovare una mimica sessuale corrispondente al desiderio è un'altra questione della quale non si parla mai.
Cosa si fa a letto? Ci si bacia, ci si tocca, si mettono in contatto gli organi sessuali. Ma come va fatto tutto ciò? L'unico parametro universalmente riconosciuto per valutare il grado di qualità è il "livello di porcellaggine" raggiunto: più si fanno sporcellerie più si fanno punti. Il massimo è metterlo ovunque possa entrare. In altri ambienti il punteggio è al contrario, meno se ne fa meglio è: più ci si scambiano sguardi estasiati e trasognanti, più ci si respira nelle orecchie e meglio è.
Manca assolutamente un giudizio sull'armonicità, la corrispondenza, la giocosità, la serenità ed il senso dell'humor. Questa ghiozza mancanza di sensibilità per la concretezza del fatto erotico porta con sè una grossa perdita ed anche la meccanica semplice dell'accoppiamento ne risulta sballata. La gente non sa dove toccare, non si informa, non parla di quello che nelle minuzie dei contatti a pelle preferiscano.
Così, alla fine, immerso in tensioni e problemi che ci sono estranei, l'orgasmo perde consistenza, ci lascia insoddisfatti. Attanagliati da questa inconsistenza, spesso incapaci di esserne coscienti ed affrontarla, finiamo poi per aggrapparci a quello che di concreto c'è nei nostri orgasmi e diventiamo "spie" del nostro piacere. Tutti tesi non più a gioirne, ma a misurarlo, tanto che da soggetti del piacere ne diventiamo semplici testimoni. Così l'inconsistenza dell'orgasmo ci getta in un gretto materialismo sessuale e ci fa perdere anche quella parte dell'orgasmo che è meravigliosa proprio perchè è inconsistente, impalpabile gioia di essere all'interno di un universo di fenomeni irresistibili ed incomprensibili.
Non abbiamo quella tranquillità e quel godimento erotico, quel silenzio delle tensioni soddisfatte che ci permetterebbero di sentire la morbidezza dell'anima. La parte più sottile ed inconsistente dell'orgasmo. Quell’istante di totale abbandono psicologico che interrompe per un attimo l'esistenza delle corazze che difendono il nostro "io". Quell'istante in cui proviamo piacere perché non siamo più separati dal resto dell'universo.
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